I prodotti importati nella valle dell’Arno variano a seconda delle epoche.
Nel III-II secolo a.C. sembra arrivare in buona quantità il vino, prodotto in gran parte in Campania, Lazio e Sicilia, ed esportato nel resto d’Italia e nel Mediterraneo in anfore dette “greco-italiche”. Insieme alle anfore, negli abitati del Valdarno giungono anche stoviglie da mensa in ceramica “a vernice nera” (così chiamata per il colore nero della superficie) prodotte non solo in officine campane e laziali, ma anche in alcuni siti dell’Etruria stessa, tra cui Pisa e Volterra.
Nel corso del I secolo a.C. arriva ancora il vino italico, la cui produzione aumenta rispetto a prima, e che viene adesso esportato in Gallia e in Spagna in anfore Dressel 1, che rappresenta una evoluzione delle “greco-italiche”. I vasi a vernice nera vengono invece sostituiti dalla ceramica cosiddetta “sigillata italica”, di colore rosso all’esterno: importanti luoghi di produzione furono Pisa e Arezzo.
Nel corso del I-II secolo d.C., in età imperiale, i prodotti italici perdono poco a poco terreno sui mercati, affiancati e sostituiti dalle produzioni delle province, in particolare, di Spagna e Gallia. Dalla Spagna giunge in Valdarno soprattutto olio, in anfore Dressel 20, oltre a vino e garum, mentre la Gallia esporta grandi quantità di vino.
A partire dal III secolo d.C. fino alla fine dell’età antica, saranno le province del Nordafrica i principali produttori di alimenti, in particolare di grano, in gran parte destinato al mercato di Roma. L’Africa diviene il “motore trainante” dell’economia romana. anche in Valdarno arrivano dunque olio, garum, vino africano, mediante i numerosi tipi di anfore prodotti tra III e VII secolo d.C., anche se gran parte della produzione si colloca tra III e V secolo d.C. Insieme alle derrate trasportate nelle anfore, dall’Africa arrivano grandi quantità di ceramiche da mensa in “sigillata africana”, dalla superficie di colore arancio, e lucerne, a dimostrazione della vivacità economica delle province africane.
Dalla metà del VI si assiste in Valdarno ad un calo nelle importazioni, con un parallelo aumento delle produzioni locali delle stoviglie e di vino. In questo secolo, il controllo bizantino della penisola favorisce l’arrivo di anfore dalla Grecia e dal Medio Oriente, contenenti olio e vino.
In generale, la valle dell’Arno sembra molto viva dal punto di vista economico, che non sembra subire flessioni importanti e che anzi mantiene un ruolo di un certo livello ancora alla fine dell’impero romano e oltre. Le merci delle varie parti dell’impero arrivano in buona quantità, specialmente a Firenze e Pisa, i centri principali, dove sono stati ritrovati tutti i più importanti tipi di anfore e di ceramica da mensa.
L’importanza dell’Arno come via di transito è confermata ancora agli inizi del VI secolo d.C., dalle disposizioni del re goto Teodorico che proibiscono la realizzazione di chiuse o altre strutture che ne rendano difficile la navigazione.